"A Blink ho trovato autenticità": una chiacchierata con Mariano Tomatis
Un bravo prestigiatore, ma soprattutto un raffinato cultore e studioso dell’arte dell’illusione, autore di un blog tra i più seguiti in #Italia dagli amanti della magia. Tutto questo è Mariano Tomatis che, con il suo spettacolo “Mesmerized”, è stato il protagonista del terzo appuntamento della rassegna Sim Sala Blink organizzata dal circolo magico Blink di Dronero.
Che cosa significa avere un blog sulla storia e sulla cultura della magia nell’epoca dei social?
É una cosa a cui tengo molto. Ho iniziato a tenere questo blog nel 1995 quando eravamo ancora nell’epoca dell’Internet 1.0. I social ancora non esistevano e ogni prodotto che circolava in rete era proprietà esclusiva dell’autore. Oggi è cambiato tutto: nel momento in cui posti qualcosa su un social quel contenuto non è più tuo ma del social e soprattutto non dura in eterno perché presto o tardi quel social lo cancella per dare spazio ad altri contenuti. In più i contenuti sui social non sono tracciabili dai motori di ricerca e quindi sono più difficili da trovare. Per questo mi piace l’idea del blog perché tutto ciò che scrivi è tuo, decidi tu come gestirlo e hai più possibilità che venga visto. Naturalmente è più faticoso tenere un blog, ma dà molta più soddisfazione.
Non è propriamente un social, ma sicuramente è al centro di un dibattito magico che sembra non finire: parliamo di Youtube. Da amante dei libri come giudichi la magia fatta su questa piattaforma?
Fermo restando che YouTube è uno strumento molto utile per chi ha poca disponibilità economica e ha reso in qualche modo “democratico” l’accesso alla magia, io lo considero più come un ambiente, un genere, come lo è il palcoscenico piuttosto che il salotto. Quindi, come in tutti gli ambienti, c’è un tipo di magia che lì funziona bene e un tipo di magia che invece non funziona. Personalmente apprezzo i maghi che sfruttano le caratteristiche del video per degli effetti magici che non sarebbero possibili altrimenti, per esempio Marco Tempest. Capisco meno invece quei prestigiatori che utilizzano YouTube per mostrare giochi classici, pensati per altri ambienti di lavoro, utilizzando la videocamera come mero strumento di ripresa.
A proposito di video, recentemente hai diretto il cortometraggio "Donne a metà" incentrato sulla figura femminile nel mondo della magia…
Sì, lo scopo di questo cortometraggio è far riflettere gli uomini sulla reale necessità di continuare a tagliare in due la donna. Credo che oggi questo abbia poco senso a meno che non sia contestualizzato. Per esempio, Penn & Teller in questo senso sono stati geniali, perché dopo averla tagliata la lasciano così senza ricomporla e sembrano dirci “Vi rendete conto di quello che state applaudendo?”. Purtroppo, la maggioranza della comunità magica è abbastanza restia ad accogliere questo messaggio. (Guarda il cortometraggio)
Invece, la magia italiana in generale come sta? Che cosa è migliorato e che cosa no rispetto al secolo scorso?
Ci stiamo americanizzando sempre di più. Nel secolo scorso per essere un grande mago bisognava avere un nome che suonasse italiano, basti pensare a Houdini. Oggi sta accadendo il contrario… noi europei sembriamo quasi vergognarci della nostra magia. E questo porta ad un’omologazione che non può che far male alla nostra arte. In questo senso la Spagna sta facendo un grande lavoro riportando la magia ad una dimensione più piccola, rinunciando alla spettacolarizzazione massima tipica degli americani. Siamo migliorati invece sulla didattica. I circoli in questo sono importanti e la stessa storia che abbiamo fa sì che possiamo raccontare di tutto.
Quindi i circoli sono fondamentali per un mago?
I circoli italiani secondo me sono tra i migliori al mondo, ma non devono cadere nell’errore di invitare solamente ospiti americani altrimenti si ritorna all’omologazione di cui parlavamo prima. Ma per crescere servono parecchio perché offrono un’occasione per confrontarsi.
In quest’ottica di crescita e di confronto i concorsi possono avere un ruolo?
Non nutro grande fiducia nei concorsi, perché ritengo che non sia mai un bene mettere dei vincoli ad un’arte. E nei concorsi di vincoli ce ne sono parecchi… basti anche solo pensare al fatto che una performance non può durare più di 5/10 minuti. Secondo me la buona magia è sempre uscita dagli artisti ribelli, da coloro che hanno sfidato e infranto queste regole. Poi in Italia abbiamo il problema delle giurie che spesso valutano un artista non in base a quanto realmente è bravo, ma in base ad altri “criteri” (tipo quanto è disposto a fare un eventuale tour in giro per l’Italia…). E questo credo sia molto dannoso per i giovani che si approcciano al mondo della magia perché un’eventuale bocciatura di una performance ad una competizione spesso deprime l’artista, specie se si tratta di un giovane, e lo porta a domandarsi che cosa ha sbagliato. Ma spesso magicamente di sbagliato non c’è nulla e la bocciatura arriva per altri motivi. Un’eccezione a questo atteggiamento sono i piccoli circoli, dove c’è un clima più leale.
A proposito di piccoli circoli… se dovessi scegliere una parola per descrivere Blink quale utilizzeresti?
A bDirei “autenticità”, anche se può sembrare un paradosso perché siccome il mago in scena spesso mente si ha la percezione che sia una persona che mente sempre. Invece, qui a Blink ho trovato delle persone autentiche, vere, persone che ci sarebbero nel momento del bisogno. E questo è il motivo per cui torno sempre volentieri a Dronero.
Sito web di Mariano Tomatis http://www.marianotomatis.it/
Giulia Galiano Sacchetto